"MEMORIE DI UNA RAGAZZA PER BENE" tributo a Simone De Beauvoir

Dedico una memoria al libro che ha puntato un occhio di bue e di buio sui miei pensieri disordinati. "Memorie di una ragazza per bene" della maestra Simone.


"Sono nata il 9 Gennaio 1908..." inizia nel modo più tradizionale in cui iniziano le autobiografie. Una prima persona singolare soggetto che se non fosse per quei 74 anni, 2 mesi e 13 giorni in più sarei potuta essere IO ma anche TU, LUI, NOI, VOI, LORO. Ci sono cose nella vita di una donna che rimangono registrate nelle cellule più nascoste e leggendo questo libro ci si può accorgere che chi ha la fortuna di coltivare sensibilità le ricorderà per sempre. Leggere un'autobiografia magistralmente scritta da una delle donne più controverse, controcorrente e battagliera  del '900 è un pò come leggere la propria storia se ci si intende come parte di un cammino evolutivo collettivo. La consapevolezza e i diritti raggiunti dalle donne di oggi si devono anche al contributo di Simone e alla sua lotta contro i "barbari" ( perbenisti n.d.r) 
Addentrarsi nel libro riempie il corpo di linfa, qualcuno il secolo scorso è riuscito a dare parole ai sentimenti più intimi e confusi della vita e per grazia ricevuta sono potute diventare anche un pò nostre. Non si possono aggiungere troppe parole alle sue, svilirebbero il suo intento ma non si può fare a meno di condividerle così come sono senza barare e lasciare al lettore la libertà (tanto amata e indagata così a fondo da Simone da toccare con mano la vanità delle cose) di farsene ciò che vuole.
L'animo esistenzialista, profondo, coraggioso, ribelle e sofferente di Simone le ha permesso di adempiere alla sua vocazione di scrittrice unica, irripetibile e necessaria. La responsabilità che oggi si ha è quella di riconoscere e far risuonare le sue parole. Lei stessa disse: "Questa ricchezza che sento in me- ne sono stranamente certa-sarà riconosciuta; dirò parole che saranno ascoltate; questa vita sarà una sorgente cui altri attingeranno: certezza di una vocazione".
Decidere di addentrarsi così a fondo nell'animo umano, riuscire a guardare in faccia la realtà e indagare sul senso delle cose non può che essere stata un'indagine inquieta per Simone ma è proprio quello che l'ha resa una luminare. 

Si sentiva "troppo lucida e troppo esigente per riposarsi nella falsa sicurezza dell'amore" ma 
è sempre così ferocemente bello immaginare di spiarla con Sartre al Cafè de Flore. 
Sarebbe come paparazzare l'Infinito. 

Memorie
"Mascherata da Cappuccetto Rosso, con la focaccia e il burro nel panierino, mi sentivo più interessante di una lattante chiusa nella sua culla. Io avevo una sorellina, ma lei non aveva me. Dei miei primi anni non ritrovo che un'impressione confusa: qualcosa di rosso, di nero e di caldo. Mi accovacciavo nell'ufficio di papà entro la nicchia sotto la scrivania, e mi avvoltolavo nelle tenebre, era scuro, era caldo e il rosso della mochetta mi feriva gli occhi. E' così che passai la mia primissima infanzia. Guardavo, palpavo, apprendevo il mondo, al riparo."

"Sognavo di essere principio e fine a me stessa, la letteratura mi avrebbe permesso di realizzare questo desiderio. Essa mi avrebbe assicurato un'immortalità che avrebbe compensato l'eternità perduta; non c'era più un Dio che mi amava ma io avrei bruciato in milioni di cuori. Scrivendo un'opera nutrita della mia storia avrei creato nuovamente me stessa e avrei giustificato la mia esistenza"

" Avevamo in comune molte avversioni e un gran desiderio di felicità"

"Mi ero voluta senza limiti ed ero informe come l'infinito"

"Negare tutti i limiti e tutte le separazioni, uscire dalla mia classe, uscire dalla mia pelle: questa parola d'ordine mi elettrizzò.E pensavo non si potesse meglio servire l'umanità che dandole luce e bellezza".

"Appresi ciò che separa la tristezza dalla malinconia, l'aridità dalla serenità; appresi le esitazioni e i deliri del sentimento, lo splendore delle grandi rinunce e i mormorii sotterranei della speranza. Mi esaltavo, come nelle serate in cui contemplavo il cielo cangiante dietro le montagne azzurre; io ero il paesaggio e lo sguardo: non esistevo che in me stessa e per me stessa. Mi rallegravo d'un esilio che mi aveva cacciata verso gioie così alte; disprezzavo quelli che le ignoravano".

"Poichè non scorgevo in tutta la terra alcun posto che mi convenisse, decisi allegramente che non mi sarei mai fermata in nessun posto. Mi votai all'Inquietudine".

"Mi resi conto brutalmente che il mondo non era uno stato d'animo. Gli uomini avevano un corpo e soffrivano nel loro corpo".

"Magari ogni ammirazione era un inganno; magari nel fondo di tutti i cuori non vi era altro che lo stesso incomprensibile guazzabuglio; magari il solo legame possibile tra due anime era la compassione"

( su Jacques) "Godere delle cose belle a lui basta; accetta il lusso e la vita facile, ama la felicità. A me occorre una vita divorante. Ho bisogno di agire di spendermi di realizzare; mi occorre una meta da raggiungere, delle difficoltà da vincere, un'opera da compiere. Non sono fatta per il lusso, non potrei mai accontentarmi di ciò di cui si accontenta lui".
"Non potevo seguirlo nei suoi disordini e non volevo accomodarmi con lui in un ordine che disprezzavo"
" Egli sopportava così allegramente il peso del mondo che questo non mi schiacciò più".
"Ah quelle frivolezze, quella mancanza di serietà, quelle storie di cafè, di bridge di denaro...Vi sono in lui qualità più rare che in un altro, ma anche qualcosa di pietosamente mancato"

" Le cose che io amo non si amano tra loro"

" Desidero soltanto un'intimità sempre più grande col mondo e esprimere questo mondo in un libro"

 " Il mio cuore batteva per l'uno per l'altro per tutti quanti, era sempre occupato"

"Voglio la vita, tutta la vita. Mi sento curiosa, avida, avida di bruciare più ardentemente di chiunque altro e a qualsiasi fiamma"

(su Sartre) "Il suo spirito era sempre all'erta. Ignorava i torpori, le sonnolenze, le evasioni, le tregue, la prudenza, il rispetto. S'interessava di tutto e non prendeva mai niente per ammesso"
"Egli interessava sempre la gente che non si spaventava alla novità, poichè non mirando all'originalità, sfuggiva ad ogni conformismo. La sua attenzione ostinata, ingenua, coglieva le cose nella loro profusione, con gran vivezza. Com'era meschino il mio piccolo mondo di fronte a questo universo pullulante".

"Sartre rispondeva esattamente al sogno dei miei 15 anni: era l'alter ego in cui ritrovavo, portate all'incandescenza, tutte le mie manie. Con lui avrei potuto sempre condividere tutto. Quando lo lasciai al principio di agosto, sentii che egli non sarebbe mai più uscito dalla mia vita".

 


E così fu.














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