EUREKA

Il "sai che c'è?" è un momento fondamentale. Un giorno ti svegli e quell`insormontabile cruccio o mortificazione ad un tratto svanisce. Io benedico il "sai che c'è?" per sempre.


"Sai che c'è?" per gli italioti che non amano gli inglesismi. E' la mia personalissima interpretazione e traduzione dell' insight, termine preso in prestito dalla psicologia ma anche dalla meditazione relazionale.
Per oggi però lo faccio mio, per questa pagina di questo stupido blog "il sai che c'è?"diventa protagonista indiscusso un po' vicino e un po' lontano dai suoi fratelli più eruditi ma pur sempre della stessa famiglia. Insomma un giorno ti svegli, dicevo, e tutto cambia.
Non può essere. Come è possibile? Anni e anni a vivere di convinzioni, amore, pane, fantasia e riso amaro e poi puff. Tutto scompare. O meglio ti appare più chiaro, così come doveva essere, forse come avresti dovuto vederlo prima, tant'è. Un'intuizione. Una cosa viva perchè prodotta da un corpo che vive e non riposa. E' vigile, attento e in trasformazione.
Il "sai che c'è?" quando lo scopri diventa uno dei 10 motivi per cui vale la pena di vivere. E non si tratta di autoreferenzialità o individualismo. Non è fregarsene di quello che era prima per rancore o per dolore o per difesa. No. E' capire. Chiarire. Rendere visibile. Comprendere. Avvicinarsi alla verità. Vedere le cose senza barare. 
E capire, comprendere è rassicurante. 
Soprattutto quando avviene in un attimo.
Io ho avuto un "sai che c'è" e dovevo scriverlo. 
Il "sai che c'è?" non crea problemi. Ma possibilità.

Quante cose finiscono solo con un "Sai che c'è?".

Un giorno ti svegli e...

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