Parklife

E' domenica, non lavori ti svegli salti la colazione e passi direttamente al pranzo. C'è ancora qualche grado e raggio di sole ne vuoi approfittare. Prendi la bici? O vai a piedi? Prendi la bici. Ieri sera l'hai parcheggiata sul marciapiede ricordi? Ok allora vai a prenderla, è una bella giornata. Oddiolamiabicidovè! Nondirmichemelhannorubata! Si te l'hanno rubata! Marta, anche in Cina! Lasciata fuori una notte in quattro mesi e puff. Sparita. Pensieri di training autogeno per superare lo shock: daitantoèinvernotraunpoenonlavreipiusata e il più vigliacco traduemesimenevado.
Vuoi dimenticare (o ricordare) per un attimo dove ti trovi e quindi dove vai? Vai al parco!
Si. Perchè in Cina i parchi non sono belli perchè sono parchi ma per quello che vi succede dentro. 
E poi, non saresti potuto entrare con la bici. Per cui forza, come Alice fatti piccolo e entra a curiosare...

Entrare in un parco cinese significa entrare in Cina, in quella Cina millenaria scolpita nelle rughe fiere di ogni viso che incontri passeggiando. Si, perchè i parchi sono popolati soprattutto dagli anziani che tronfi di saggezza e equilibrio non consumano ma partecipano al loro appuntamento quotidiano con la natura. la meditazione, la compagnia, la propria mente e il proprio corpo.
Gli anziani in Cina sono dappertutto, presenza fiera di un passato che non si nasconde in una stanza o in un ospizio ma che è parte importante del paesaggio. Se penso alla Cina (ora che ci sto vivendo) non posso immaginarla senza anziani e senza bambini. Se vado al parco vado per vedere loro, per farmi ispirare dai loro movimenti, da come si tengono in forma, da quello che fanno. Il parco diventa il luogo dei "riferimenti", il posto in cui puoi trovare i "maestri", dei modelli di vita e di comportamento. Questo è quello che provo ogni volta che entro in un parco e mi siedo di fronte a quei gruppi di anziani signori che sotto l'ombra di alberi (a volte ingialliti) praticano tai qi.

Seguo con gli occhi i loro movimenti lenti, la loro serietà nel non lasciarsi sfuggire la concentrazione anche di fronte a una lao wai come me che sta facendo una foto. Si muovono in silenzio, il corpo ora va a rallentatore in una moviola di azioni lente e ripetute ad occhi chiusi e quello sguardo centrato e impenetrabile appena si riaprono.
 A far compagnia a questo slow motion di passato vivente e presente ci sono uccellini nelle loro gabbiette appese agli alberi. E' davvero incredibile vedere questi personaggi portare a spasso i loro canarini al parco come se fossero cagnolini. E così nelle loro gabbiette colorate anche i cip cip contribuiscono all'atmosfera.
La lentezza e la precisione dell'antica arte di combattimento del tai qi viene sostituita qualche metro più in là dai balli di gruppo questa volta per la maggior parte eseguiti da donne diunacertaetà che su musiche tradizionali (e non) ballano con nastri colorati e all'unisono. In questi gruppi c'è sempre una leader che guida gli altri e ogni volta sto lì a guardarla cercando di capire come nasce tutto ciò. Praticamente è come se ogni pomeriggio/mattina/sera ci fosse un flash mob di giovanivecchiette che si incontrano in un certo punto del parco ma senza l'aiuto di Facebook!

Ho fotografato questa signora, con un pò di timidezza perchè non volevo fotografarla come se fosse una particolarità da mostrare ma solo perchè non volevo dimenticarla. Sulla sedia a rotelle e con grossi problemi alla vista eseguiva esercizi solo con le sue mani. Ovviamente mi ha raccontato tantissime cose (in cinese) e per non averci capito nulla ho  immaginato a modo mio la sua vita.
 Se in mezzo al parco succede tutto ciò, senza dimenticare la ginnastica libera fatta sul sentiero, il luna park per i bambini e le famiglie, i baracchini di cibo e gelato (gelato...ok passiamola), il calcio cinese (ne parleremo..) nel cielo volano gli aquiloni colorati. Alzo lo sguardo e mi ricordo che li hanno inventati loro in tempo di guerra per lanciare segnali, poi sono diventati un modo per far incontrare cielo e terra e col naso all'insù mi godo anche questo spettacolo . Mi accorgo di non avere avuto bisogno di isolarmi con la musica nelle orecchie. Mi faccio scrivere i titoli delle canzoni che sento, magari le userò per i miei video.
Riesco dal buco, sputata di nuovo in mezzo al traffico.

Ah, mi hanno rubato la bici. Ve l'ho detto?





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